L’arte sui muri è il paradigma dell’ibrido della cultura visuale globale, un genere post-moderno che si definisce più secondo pratiche reali che attraverso teorie, movimenti o creazioni di significati. In questo senso l’attore dell’arte sui muri non è altro che un’artista che considera la città, i suoi muri, come luogo di pratica della sua arte.
L’arte sui muri si manifesta nello stesso tempo globale e locale, post-fotografica, post-mediatica, intenzionalmente effimera e allo stesso tempo riproducibile all’infinito, utilizza tutti i mezzi artistici disponibili, tutte le tecniche, appropiandosi continuamente di immagini remixandole in un’onda continua.
Rappresenta uno spazio dell’arte in cui le gerarchie non esistono, in cui regole, codici e mezzi sono unici nella loro ars combinatoria. È il retaggio che porta sin dalla nascita, l’underground, il freddo dei muri, anarchizzando tutti i possibili momenti del paesaggio urbano. Ed è in questo senso che il Laboratorio Zeta apre ancora una volta alla città assumendosi come spazio di essa, esposta alle mani e a quella pratica comune cui hanno aderito artisti noti, – Axel Void, Gionata Gesi Ozmo, Francesco De Grandi, Fulvio Di Piazza, Andrea Di Marco – , nella loro arte anch’essi locali e globali al tempo stesso, in tre giorni che rappresentano l’epifania di questo progetto comune: WALLZ, muri, Laboratorio Zeta.